La Cappella Gentilizia degli Albani
L'ingresso principale e “ufficiale” della Cappella gentilizia della famiglia Albani è aperto sulla piazza San Francesco, che in antico era il chiostro occidentale del convento francescano.
In origine quest'ambiente era prospiciente l'antico chiostro-cimitero del l'attiguo convento ed era stato edificato in stile gotico con conci lapidei a vista, sui quali, com'era l'uso, si erano andati affollando numerosi affreschi fatti dipingere dai devoti come ex voto. Difatti, il vano ospitava una cappella molto frequentata dedicata a Santa Maria Maddalena dove molte famiglie del patriziato cittadino vi avevano posto le loro sepolture; nello stesso tempo, essendo il locale abbastanza spazioso, era anche utilizzato dalla comunità conventuale come aula capitolare.
Durante il rifacimento della chiesa settecentesca furono temporaneamente trasportati in questo locale tutti i monumenti funebri colà ospitati, i quali trovarono poi più adeguata sistemazione sotto il porticato dell'attiguo chiostro cimitero, da dove nel 1866 furono smontati e nuovamente spostati per procedere ai necessari lavori di sistemazione della nuova piazza da aprirsi al pubblico.
Nella prima metà del Settecento anche l'antica aula capitolare subì i rifacimenti edilizi che fervevano nella chiesa e in tutto il convento, così anch'essa fu trasformata nell'attuale cappella per aderire ai desideri del munifico cardinale Annibale Albani, che aveva manifestato il proposito di accogliervi i defunti della sua famiglia.
Il 6 ottobre 1731 lo stesso porporato consacrò solennemente l'altare, la cui mensa è basata sopra uno stupendo sarcofago marmoreo paleocristiano del III secolo raffigurante il Buon Pastore ad altorilievo, inviato apposita mente da Roma, dove fu prelevato dalla chiesa di Sant'Eustachio.
Poiché la cappella era stata intitolata a San Pietro, inizialmente sulla parete al di sopra dell'altare era stato posto un mosaico a tessere minute raffigurante il Principe degli Apostoli, che venne rimosso nel 1755 e collocato sulla parete di sinistra in corrispondenza al busto di papa Clemente XI Albani posto sulla parete destra sopra la lapide dedicatoria e la mensola sostenente un prezioso vaso di alabastro, entro cui sono conservati i precordi del pontefice racchiusi in una teca di cristallo rilegata d'argento.
Sull'altare, in sostituzione del mosaico, fu collocata una tela raffigurante gli Apostoli Pietro e Giovanni dinanzi al sepolcro di Cristo: un dipinto di sapore accademico nel quale si apprezza la gradevole narratività di Giuseppe Ghezzi (1634-1721) da Comunanza (AP).
Da tutto l'ambiente nel suo insieme, a cominciare dalla sobria decorazioni delle pareti, dell'altare e delle finestre, per finire agli eleganti lacunari del soffitto e ai raffinati candelabri e reliquiari di bronzo dalle squisite modana ture dorate, promana intensissimo il nobile gusto dell'ornato che è stata la grazia peculiare del giovane Luigi Vanvitelli, il quale, proprio negli stessi anni ai quali risale la costruzione della cappella gentilizia, era attivo nel settecentesco ammodernamento del non lontano palazzo della famiglia del cardinale committente.
Alle pareti laterali, entro eleganti cornici ovali di stucco sono state collocate due tele di un egregio pittore romano dell'epoca, Carlo Roncalli, che vi ha raffigurato San Giuseppe e Sant'Antonio da Padova.
Infine, completano l'arredo della cappella due grandi lapidi commemorative incorniciate poste sulla parete di fondo ai lati del portale d'ingresso e la vasta lastra tombale nel mezzo del pavimento, sotto la quale è situata la tomba di famiglia dove nel 1834 fu sepolto anche il cardinale Giuseppe Albani, pronipote di papa Clemente XI e ultimo porporato del casato ormai prossimo all'estinzione.
Da tutto l'ambiente nel suo insieme, a cominciare dalla sobria decorazioni delle pareti, dell'altare e delle finestre, per finire agli eleganti lacunari del soffitto e ai raffinati candelabri e reliquiari di bronzo dalle squisite modana ture dorate,
promana intensissimo il nobile gusto dell'ornato che è stata la grazia peculiare del giovane Luigi Vanvitelli, il quale, proprio negli stessi anni ai quali risale la costruzione della cappella gentilizia, era attivo nel settecentesco ammodernamento del non lontano palazzo della famiglia del cardinale committente.
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NOTE
L'epigrafe spiega:
PRAECORDIA TESTAMENTO HANNIBALIS ALBANI CARDINALIS
GENTILITIVM IN SACELLVM TRANSLATA
INTRA HANC VRNAM EXCEPIT HORATIVS ALBANVS S. R. I. ET SORIANI PRINCEPS
ANNO MDCCLV AVO PATRVOQVE BENE PRECATVS
(“In ottemperanza al testamento del cardinale Annibale Albani, i precordi di papa Clemente XI sono stati traslati in questa cappella gentilizia. Orazio Albani, principe del sacro romano impero e di Soriano, li raccolse in quest'urna nel 1755, bene augurando all'antenato e allo zio”).
Ancora per committenza del cardinale Annibale Albani, Carlo Roncalli, detto impropriamente “da Colbòrdolo” perché vi dimorava, eseguì in Urbino la notevole decorazione pittorica nella rinnovata chiesa di San Giuseppe, realizzando delle composizioni a grottesche e cavalli marini, busti di profeti e personaggi della storia sacra, le virtù cardinali e teologali, attornianti le quattro grandi tele che raffigurano la Nascita di Cristo, Lo sposalizio di San Giuseppe con la Beata Vergine, La fuga in Egitto, La morte di San Giuseppe.
Nella navata centrale della chiesa di San Francesco, sull'ultimo pilastro prima del transetto, proprio di fronte al pulpito, in memoria del cardinale Giuseppe Albani è stato innalzato un monumentino lapideo a cura del fratello Filippo, che vi ha voluto riassumere i fatti principali della vasta attività dell’estinto:
IOSEPH ALBANVS S. E. R. PROTODIAC. CARDINALIS
VIR ACERRIMI INGENII ET ANTIQVAE PROBITATIS POST GRAVIA ET DIFFICILLIMA MVNERA PROBE INTEGREQVE PERFVNCTA
AB PIO VII P. M. ROMANA PVRPVRA DONATVS
PRAEFECTVRA S. CONSILII SVMPTIBVS MINVENDIS ORNATVR QVA ABDICATA A BREVIBVS EPISTOLIS AC LEGATVS PROV. BONONIENSIS RENVNCIATVS
PRVDENTIA VIRTVTE CONSILIO PIO VIII P. M. ACCEPTISSIMVS NEGOTIIS PVBLICIS PRAEFUIT ATQVE S. E. R. BIBLIOTHECARIVS DICTVS IN SVMMA RERVM PERTVRBATIONE GREGORII XVI PONT. MAX. IVSSV
AD PROVINCIAS QUATVOR AEMILIAE ET FLAMINIAE ARBITER PRAETORIA POTESTATE EXTRA ORDINEM MISSVS
PRAETEREA LEGATVS PROVINCIAE VRBINATENSIS PIO EXITV EMIGRAVIT PISAVRI III NON. DECEM. ANN. MDCCCXXXIV
LVCTV ET DETRIMENTO MAXVMO ANNOS AGENS LXXXIIII MENS. II D. III
PHILIPPVS FRATER MONVMENTVM AMORIS SVI CVM LACRIMIS
POSVIT
(“qui presso i suoi antenati è il sepolcro di Giuseppe Albani, Cardinale protodiacono di Santa Romana Chiesa, uomo d'elettissimo ingegno e d’antica probità, un uomo che dopo aver compiuto con integerrima rettitudine gravi e difficilissimi incarichi fu compensato dal papa Pio VII con la dignità della porpora romana e nominato prefetto della Sacra Congregazione del buon governo. Abdicata questa carica, fu nominato Segretario dei Brevi e Legato della provincia di Bologna. Per la prudenza, il valore e il consiglio fu accettissimo al papa Pio VIII, che lo nominò Segretario di Stato e gli affidò l'incarico di bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Durante la gravissima perturbazione degli eventi, per ordine di papa Gregorio XVI fu inviato preside straordinario con potestà pretoria alle quattro provincie dell'Emilia e della Flaminia, infine fu nominato Legato della provincia d'Urbino. Morì santamente in Pesaro il 3 dicembre 1834 provocando lutto e gravissima perdita. Aveva 84 anni, 2 mesi, 3 giorni. Il fratello Filippo pose questo monumento con lacrime quale segno del suo amore”).