La Pala d'altare del Barocci
di Federico Barocci
Opera realizzata nel 1574, essa rappresenta la prima grande Pala d'altare eseguita dal Barocci.
La composizione dei questo dipinto fu ampiamente divulgata in seguito all'incisione del1581 e il modello usato per i personaggi si rifletterà nei suoi lavori successivi e in quello dei suoi contemporanei e ammiratori.
Quest'opera impegnò molto l'artista tanto che anche lo scrittore Bellori descrisse il lavoro del Barocci molto impegnato, circa 7 anni, ma la certezza dell'esecuzione della Pala si ha solo tra il 1574-1576, quando l'opera gli fu commissionata per 100 scudi da Nicola Venturi detto il Fattore.
L'importanza iconografica dell'opera da parte del Barocci consiste nell'aver saputo organizzare in modo nuovo e intelligente l'episodio in cui il Santo chiese, per i suoi fedeli, l'indulgenza diretta a Cristo, che gli apparve con la Vergine nella chiesetta della Porziuncola.
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DESCRIZIONE
Questa tela è la più importante dichiarazione dell'indulgenza della Porziuncola e testimonia il clima di risveglio artistico francescano in atto nella seconda metà del '500. La storia del Perdono, quindi, affronta un tema importante della cristologia francescana perché rappresenta sia il generale clima di adesione ai principi della Confraternita e sia una rinnovata esaltazione della figura di San Francesco e del suo messaggio.
Dell'opera sono state realizzate diverse illustrazioni, infatti, all'epoca di realizzazione della pala, la tecnica incisioria del dipinto permetteva di fatto una diffusione globale del lavoro dell'artista.
La scena è ambientata sulla soglia della Porziuncola. Solo qui infatti l'apparizione di Cristo può trasformarsi in qualcosa di più tangibile che convince i fedeli. Il corpo di Sa Francesco si appoggia sul gradino con il ginocchio e la gamba destra, mentre a sinistra sfiora il pavimento con la sola punta del piede.
Il dipinto presenta il tipico plastico ideale di Michelangelo ma possiamo anche riconoscere alcuni elementi della Madonna di Foligno. Infatti il Cristo è identificato bene in una posa gladiatoria mentre la Madonna è rappresentata con un espressione di grazia tipica del Barocci.
Al presenza della ringhiera all'interno del dipinto, riprende uno dei celebri affreschi realizzati da Raffaello nelle Stanze Vaticane tra il 1509 e il 1510: La Disputa del Sacramento. Barocci infatti ha voluto riprendere la divisone architettonica dello spazio e la disposizione del piano inferiore.
Figura molto importante è quella del poverello di Assisi, il cui ruolo è quello di intermediario tra Cristo e il popolo di peccatori che chiede grazia. Elemento particolare del santo è quello della testa realizzata e incollata successivamente rispetto al dipinto. Sul perché Barocci ha operato in questo modo sono state fatte varie ipotesi: la prima è legata alla sua spasmodica ricerca della perfezione e verosimiglianza; un'altra ipotesi è che abbia utilizzato gli inserti in carta in quanto venivano usati per modifiche apportate in extremis al cartone preparatorio; un'ultima ipotesi è che si tratta di un espediente tecnico che permette una maggiore morbidezza del santo, perno della composizione.
Il dipinto, rispetto ad una precedente opera dello stesso Barocci, ovvero la Deposizione di Perugia, può essere rappresentato come una forma di progresso dello stesso artista. Infatti l'aver pensato alla Madonna come colei che intercede presso il figlio di Dio e l'atto di Grazia che si compie mediante la sua intercessione è una delle caratteristiche di precursione rispetto al dipinto della Madonna di Arezzo.
Ampio spazio sulla sinistra del dipinto è dedicato anche ad un Santo che, in questo caso, ha il ruolo di difensore di San Francesco. Il suo nome è San Nicola ed è rappresentato, con abiti da vescovo, in ginocchio su una nube che osserva osserva un libro tenendo in mano tre palle d’oro. Parte di questa scena, occupata dal Santo, tuttavia, possiamo trovarla anche in Palazzo Ducale dove un bozzetto del dipinto, realizzato dal pittore per lo studio del colore, ha come modello da sottoporre al committente non S. Nicola ma S. Chiara. Probabilmente fu Nicola Ventura detto il Fattore a voler cambiare il personaggio.
Al centro dell'opera si trova il Redentore la cui gamba sinistra è sollevata come se stesse per compiere un passo ma è arrestata, mentre la mano sinistra è protesa verso il basso, in segno di approvazione verso il dono d'amore.
Dalla parte opposta della pala, invece, si possono notare due movimenti da parte della figura rappresentata, cioè la Madonna, e sono l'indicazione del suo protetto con la mano sinistra mentre con l'altra mano accompagna con delicatezza le parole che essa rivolge al figlio.
Fulcro dell'attenzione all'interno dell'opera è il Cristo che, trovandosi in piedi sui Cherubini, mostra tutta la sua maestosità. Questa figura rafforzata molto anche dalla posizione inginocchiata di San Francesco sembra quasi cerchi di cercare un dialogo tra il Cristo e lo spettatore.
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La completezza di questo dipinto, quindi, crea un particolare rapporto dialogico tra il Cristo, la Porziuncola alle spalle di San Francesco e lo spettatore, e vista la straordinaria definizione dei colori e della luce, di fatto questa pala può essere considerata un dipinto a sé stante.
ᴄᴏɴ ɪʟ ᴄᴏɴᴛʀɪʙᴜᴛᴏ ᴅɪ Momenti d'arte